PRATICHE MAGICHE

Fatture per procurare la morte o per trasmettere comunque un male

La peràta (la pedata, l’impronta)

Il movente dell’azione criminosa, che porta al ricorso alle fatture di morte, può essere di varia natura, ma sono soprattutto l’amore e l’odio i sentimenti che inducono a tendere l’insidia mortale. In campo sentimentale si registrano le passioni più violente. Può anche darsi il caso di due ragazze innamorate dello stesso giovane. In amore tutto è lecito, e allora si ricorre alle fatture di morte per eliminare la rivale o l’amato. 
Frequente era il ricorso alla fattura di morte adoperando la terra o la creta calpestata dalla persona da colpire: o si utilizzava la sola terra dell’orma o se ne formava un fantoccio a immagine del disgraziato. A mano a mano che la terra del fantoccio si essiccava, così pure si esaurivano le energie vitali della persona affatturata. Questo tipo di fattura è il più crudele e nel contempo il più praticato. 
Ho raccolte a riguardo varie informazioni a Bagnoli. Ecco la diretta testimonianza di una fonte (Giulia Ciletti): si raccoglieva con una paletta la terra su cui la vittima aveva impresso la sua orma. Si formava con essa un pupazzo imbottito con chicchi di granturco e grani di incenso, con cui si praticavano sortilegi basati sul principio della magia imitativa. Dopo aver infilzato il pupazzo di terra con una forcina, lo si appendeva alla catena del camino o nella cappa, e si accendeva il fuoco, nella convinzione che il nemico si consumasse man mano che la pupa si disseccava. Se non si voleva la sua morte, dopo avergli provocato un male per giorni, prima che la terra seccasse, la si bagnava con l’acqua e il maleficio veniva interrotto.