CANTI DI INGURIE
Sott’a lu ciràsu
A me pare una macriata questo canto che dileggiava la coppia di innamorati datisi alla fuga d’amore. Alla notizia della fuga dei due innamorati si formava spontaneamente un piccolo gruppo di ragazzi e di ragazze che con l’accompagnamento dell’organetto (rucanèttu) e dei tamburelli (tamorre) facevano il giro del paese e, passando di strada in strada, sputtanavano i due fuggiaschi, ripetendo una canzone che aveva uno schema fisso, adattato ai nuovi protagonisti dell’impresa. Nel canto che segue, il cantastorie segue le tappe (da Bagnoli a Laceno) dei due fuggitivi che, travolti dalla passione, si mostrano ansiosi di consumare la loro unione, partendo da un bacio innocente.
Sott’a lu ciràsu, ddà se riére lu primu vasu. |
Sotto il ciliegio, si scambiarono il primo bacio. |
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Arrevàre a la Refesa, ddà se riére la prima ntésa. |
Arrivati alla Difesa, là presero l’intesa. |
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Arrevàre a lu Belluveré e tutte cose se feci veré. |
Giunti che furono sul Belvedere, gli mostrò le sue grazie senza ritegno. |
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Arrevàre a Lacinu e li spuntàvu re brachessìne. |
Quando furono a Laceno, nel pianoro, lui le mutandine subito le tolse. |
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Arrevàre a lu Casonu, e ddà lu fécere lu uaionu. |
Una volta nel Casone, nel caseggiato, lì compirono un grosso guaio. |
Fonte: Francesca Guacci, nata nel 1901, contadina. Reg. 1985