PATRIMONIO NON CANTATO
Racconti ed aneddoti
Introduzione
di Aniello Russo
Anche per questa terza sezione, che comprende due generi narrativi, racconto e aneddoto, abbiamo scelto venti storie di trasmissione orale, quelle che più spesso correvano sulla bocca dei narratori popolari bagnolesi.
Il racconto, nonostante persista qualche elemento fantastico, mostra una connotazione realistica marcata, sicché si intravedono chiari riferimenti a determinati momenti storici, a luoghi e ambienti della vita reale. “Queste narrazioni rivelano non solo lo spirito di iniziativa e le astuzie ingenue, ma anche la concretezza della gente semplice, la quale nei momenti di maggiore fervore fantastico sa limitare la portata delle proprie aspirazioni, per cui i suoi sogni vengono ridimensionati e vissuti in un arco di tempo molto breve” (A. Russo, Racconti irpini, p. 91).
Le tematiche più ricorrenti sono relative al lavoro, come desiderio vissuto in maniera sofferta tale da costringere l’individuo a subire i soprusi da parte del padrone (Ron Cicciu e lu parsunalu); al bisogno quotidiano (Lu sacrestànu e r’uogliu r’ la lampada); alla donna e alla sua aspirazione al matrimonio (La nnammuràta sparagnèra; La miglièra cacagliosa).
In questi racconti la narrazione è immediata e incisiva, soprattutto quando tende a concludersi nella trovata efficace. Il mondo umano evocato da questi cunti è una società (quella agro-pastorale) toccata dai problemi del vivere quotidiano, dalla necessità di lottare giorno dopo giorno contro la miseria e la sopraffazione.
L’aneddoto è un racconto di corto respiro narrativo, senza intreccio, di tono comico-satirico. La brevità di questo genere tanto diffuso, che si risolve in una battuta umoristica (Re tre ssore cacagliose; Pagli’e ffienu), è richiesta dalla necessità di una soluzione immediata della storiella. In queste storielle, la vivacità di certe situazioni rivela una gente (pastori, contadini, artigiani di Bagnoli) sprovvista di cultura sì, ma dotata di humor, capace di ridere e di far ridere. Comunque si tratta di episodi ricchi di situazioni divertenti, in cui non manca l’espressione colorita; a volte, compare anche la battuta volgare. La crudezza del linguaggio tuttavia, e le stesse volgarità sono come filtrate da un certo tono disincantato, anche perché le varie situazioni sono caratterizzate dalla semplicità e dalla naturalezza dei protagonisti. Tra i generi della narrativa popolare l’aneddoto è quello che ha un debito minore con la cultura dominante e con la letteratura scritta.
Alcuni aneddoti sono episodi tesi a dileggiare la donna, di cui si canzona la stupidità (La pizza fressola); altri rappresentano attraverso una vicenda ridicola, momenti difficili di un’esistenza segnata dagli stenti o addirittura dalla fame (Lu suonnu r’ lu sacrestanu); altri ancora riportano facezie e beffe che si scambiavano gli abitanti dei villaggi confinanti, ma fortemente rivali fra loro (Re fficu r’ Sant’Amatu; Lu SS. Salvatoru r’ Muntedda).
I contesti narrativi
Il racconto e l’aneddoto hanno un respiro più corto, per cui i contesti in cui essi venivano proposti erano diversi da quelli della leggenda religiosa (I sezione), della fiaba e della favola (II sezione). Perché questo tipo di narrativa, come pure la novella erotica qui presente (Lu prèvutu e lu nciégnu; Ron Cicciu e lu parsunàlu) tendeva a suscitare il riso e a divertire.
I luoghi privilegiati erano i bugigattoli dei calzolai (da Lu Chiattu, vicin’a la Vergine; a Fulucciu, ngimm’a la Vianova; a Michelangilu in Piazza) e le bettole (Nucciamanza, Frettellìna, Portalongonu). Ricorda il calzolaio Felice Patrone: “Quando ero garzone, un contadino spesso veniva a farci compagnia: lui sì che sapeva raccontare le sue storie! Io allungavo il collo a guardare in strada, nella speranza che venisse.”
Le donne avevano un loro locus narrandi, il lavatoio. Approfittando della presenza di sole donne, le lavandaie finivano per raccontare storielle connotate di erotismo. Riferisce una fonte: “A sette anni andai al lavatoio con una zia. Una donna anziana prese a narrare un racconto licenzioso. Tutte le fecero segno, ma lei continuò dicendo che ero troppo piccola per capire. Invece io capivo eccome, anche se la narratrice usava i doppi sensi.”
Indice degli argomenti
- Titolo dei Racconti e degli Aneddoti
- La pizza fressola (la pizza fritta in padella)
- Lu prèvutu e lu nciégnu (Il parroco e il frantoio)
- La nnammuràta sparagnèra (La fidanzata parsimoniosa)
- Re tre ssore cacagliose (Le tre sorelle balbuzienti)
- La miglièra cacagliosa (La moglie balbuziente)
- Lu sacrestanu e r’uogliu r’ la lampada (Il sagrestano e l’olio della lucerna)
- Lu pezzentu e lu mariuolu (Il mendicante e il ladro)
- Lu puorcu e lu sacrestanu (Il maiale e il sagrestano)
- Li rui cumpari (I due compari)
- Re fficu r’ Sant’Amatu (I fichi di Sant’Amato)
- La massariantu ca feci causa a lu solu (L’agrario che fece causa al sole)
- Lu prèvutu mariuolu (Il prete ladro)
- Pagli’e ffienu (Paglia e fieno)
- Lu rèbbutu r’ lu canonicu (Il debito del canonico)
- Lu suonnu r’ lu sacrestànu (Il sogno del sagrestano)
- Quedde ca nu viecchiu lassàvu a mmorte sua (Quello che lasciò un vecchio alla sua morte)
- Z’Albina e lu pignatieddu (Zia Albina e la picola pignatta)
- Lu SS. Salvatoru a Muntédda (Il SS. Salvatore, patrono di Montella)
- Lu migrante e lu crastieddu (L’emigrante e il rastrello)
- Ron Cicciu e lu parsunàlu (Don Ciccio e il mezzadro)