CANTI RELIGIOSI

Sàbbatu se partìvu oj la Marònna

Il canto è legato a una tradizione locale. A causa della minaccia della siccità, i pastori di Bagnoli portarono in montagna la statua dell’Addolorata, di cui erano particolarmente devoti; e la processione si partì un sabato mattina, come ricorda appunto il primo verso. Il lunedì successivo, che coincideva quell’anno con la Pentecoste, cadde un acquazzone che scongiurò la siccità. Perciò esso è eseguito durante la processione della Madonna di Santa Nesta che viene portata ogni anno in montagna il giorno del miracolo della pioggia. Le donne un tempo andavano scalze in processione, vestite del manto nero, e incoronate di spine, come pure i ragazzi.

Sàbbutu se partìvu oj la Marònna,
oj la Marònna.
Mio Dio, perdona, perdona, mio Dio;
mio Dio, perdona e perdonaci p’ pietà. 
  Sabato si partì la Madonna,
oh Madonna!
Mio Dio, perdona, perdona, mio Dio;
mio Dio, perdona e perdonaci per pietà.
Ivu a truvà lu suo santu Figliu, 
suo santo Figlio. 
Mio Dio, perdona, ecc.
  Andò in cerca del suo santo Figlio,
il suo santo Figlio.
Mio Dio, perdona ecc.
E lu truvàvu nfacci a na culonna, 
a na culonna. 
Mio Dio, perdona, ecc. 
  E lo trovò spiaccicato a una colonna,
a una colonna.
Mio Dio, perdona ecc.
Scàvezu e senza nienti panni, 
e nienti panni. 
Mio Dio, perdona, ecc. 
  Scalzo e senza nessun panno, 
nessun panno.
Mio Dio, perdona ecc.
E la Maronna se luvàvu lu mantu, 
se luvàvu lu mantu. 
Mio Dio, perdona, ecc. 
  La Madonna si tolse il manto
si tolse il manto.
Mio Dio, perdona ecc.
E p’ ccuprì re sue Sante carne, 
sue Sante carne.
Mio Dio, perdona, ecc 
  per coprire le sue Sante carni,
le sue Sante carni.
Mio Dio, perdona ecc.
Simu arruvati a lu cielu cileste,
cielu cilèste. 
Mio Dio, perdona, ecc. 
  Siamo giunti nel suo cielo celeste, 
cielo celeste.
Mio Dio, perdona ecc.

 

Fonte: Giulia Ciletti, n. a Bagnoli nel 1923, casalinga. Reg. 1988. 
“Molti canti ci venivano insegnati dai Padri Passionisti: noi imparavamo i nuovi, ma continuavamo a cantare quelli insegnati dalle nostre nonne, fino a che le nuove generazioni li hanno del tutto rifiutati; e ora sono la sola in paese ad averne memoria” aggiunge l’informatrice.